Tarentum vero qua vigilantia, quo consilio recepit! cum quidem me audiente Salinatori, qui amisso oppido fugerat in arcem, glorianti atque ita dicenti; 'Mea opera, Q. Fabi, Tarentum recepisti,' 'Certe,' inquit ridens, 'nam nisi tu amisisses numquam recepissem.' Nec vero in armis praestantior quam in toga; qui consul iterum Sp. Carvilio conlega quiescente C. Flaminio tribuno plebis, quoad potuit, restitit agrum Picentem et Gallicum viritim contra senatus auctoritatem dividenti; augurque cum esset, dicere ausus est optimis auspiciis ea geri, quae pro rei publicae salute gererentur, quae contra rem publicam ferrentur, contra auspicia ferri.
Quale non fu la destrezza ed alacrità di quel capitano nel ricuperare Taranto? In mia presenza, a Salinatore, il quale abbandonata la fortezza s’era ricoverato nella rocca, e seco lui millantavasi dicendo: "per opera mia, Quinto Fabio, ricuperasti Taranto!" - "Sì, rispose Massimo sorridendo, né l’avrei ripresa giammai, se tu prima non te l’avesti lasciata toglier di mano". Né meno perito dimostrossi nelle civili che non fosse nelle belliche faccende: fu nel corso del suo secondo consolato, e resistendo alla neghittosa inerzia del collega Spurio Carvilio, che egli, come meglio seppe, fece opposizione a Cajo Flaminio tribuno della plebe, il quale, a scapito dell’autorità del Senato, favoreggiava la legge di scompartimento per capi al popolo delle picene e galliche terre: assunto alla dignità di augure, osava dire che i presagi erano propizi a chi operava a pro della repubblica, avversi sempre per coloro che tentavano di nuocerle.
Quale non fu la destrezza ed alacrità di quel capitano nel ricuperare Taranto? In mia presenza, a Salinatore, il quale abbandonata la fortezza s’era ricoverato nella rocca, e seco lui millantavasi dicendo: "per opera mia, Quinto Fabio, ricuperasti Taranto!" - "Sì, rispose Massimo sorridendo, né l’avrei ripresa giammai, se tu prima non te l’avesti lasciata toglier di mano".
RispondiEliminaNé meno perito dimostrossi nelle civili che non fosse nelle belliche faccende: fu nel corso del suo secondo consolato, e resistendo alla neghittosa inerzia del collega Spurio Carvilio, che egli, come meglio seppe, fece opposizione a Cajo Flaminio tribuno della plebe, il quale, a scapito dell’autorità del Senato, favoreggiava la legge di scompartimento per capi al popolo delle picene e galliche terre: assunto alla dignità di augure, osava dire che i presagi erano propizi a chi operava a pro della repubblica, avversi sempre per coloro che tentavano di nuocerle.