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Cato Maior de Senectute 8

Laelius. Est, ut dicis, Cato; sed fortasse dixerit quispiam tibi propter opes et copias et dignitatem tuam tolerabiliorem senectutem videri, id autem non posse multis contingere. Cato. Est istuc quidem, Laeli, aliquid, sed nequaquam in isto sunt omnia. Ut Themistocles fertur Seriphio cuidam in iurgio respondisse, cum ille dixisset non eum sua, sed patriae gloria splendorem adsecutum: 'Nec hercule,' inquit, 'si ego Seriphius essem, nec tu, si Atheniensis clarus umquam fuisses.' Quod eodem modo de senectute dici potest. Nec enim in summa inopia levis esse senectus potest ne sapienti quidem, nec insipienti etiam in summa copia non gravis.

1 commento:

  1. M. Battaglia06 dicembre, 2010

    LELIO.
    Parli ottimamente, o Catone. Ma per avventura non potrebbe taluno farti osservare che in mezzo alle dovizie, alla copia d’ogni cosa, allo splendore delle tue cariche, ti avviene di sopportare la vecchiezza più agevolmente, il che non da molti è possibile conseguire?
    CATONE.
    Queste circostanze hanno il loro valore, ma sole non bastano sicuramente. E siccome narrasi di Temistocle che disputando con cotale serifiese, dal quale venivagli apposto non essere la di lui gloria merito tutto suo, ma di Atene sua patria, replicò "Non io, per Dio, sarei illustre, per ciò solo che nativo di Serifo; ma tu neppure saresti chiaro giammai quando pure fosti nato cittadino ateniese" altrettanto può dirsi della vecchiezza. Poiché nel modo stesso che l’uomo anche filosofo, travagliato dalla miseria, troverà incomoda l’età senile, del pari l’ignorante, benché circondato dagli agi a stento saprebbe compiacersene.

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