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De bello civili / Libro I, 73

Caesar in eam spem venerat, se sine pugna et sine vulnere suorum rem conficere posse, quod re frumentaria adversarios interclusisset. Cur etiam secundo proelio aliquos ex suis amitteret? cur vulnerari pateretur optime de se meritos milites? cur denique fortunam periclitaretur? praesertim cum non minus esset imperatoris consilio superare quam gladio. Movebatur etiam misericordia civium, quos interficiendos videbat; quibus salvis atque incolumibus rem obtinere malebat. Hoc consilium Caesaris plerisque non probabatur: milites vero palam inter se loquebantur, quoniam talis occasio victoriae dimitteretur, etiam cum vellet Caesar, sese non esse pugnaturos. Ille in sua sententia perseverat et paulum ex eo loco digreditur, ut timorem adversariis minuat. Petreius atque Afranius oblata facultate in castra sese referunt. Caesar praesidiis montibus dispositis omni ad Hiberum intercluso itinere quam proxime potest hostium castris castra communit.

1 commento:

  1. Il giorno successivo i capi degli avversari, assai sconvolti perché avevano perduto ogni speranza di potere fare approvvigionamenti e di raggiungere il fiume Ebro, si consultano su ciò che rimaneva da fare. Vi era una strada, se volevano, per ritornare a Ilerda, un'altra per raggiungere Tarragona. Mentre stavano deliberando su ciò viene riferito che i cercatori di acqua sono incalzati dalla nostra cavalleria. Saputa la cosa, predispongono numerosi posti di guardia di cavalleria e di truppe ausiliarie e fra di essi collocano coorti di legionari; incominciano a costruire un vallo dall'accampamento in direzione delle sorgenti per potersi procurare acqua entro la fortificazione, senza paura e senza creare posti di guardia. Petreio e Afranio si dividono fra di loro il lavoro e per portare a compimento l'opera si allontanano alquanto dall'accampamento.

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